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Ritorno alla corsa con instabilità cronica di caviglia

    Ritorno alla corsa con instabilità cronica di caviglia: il traguardo di Federica

    La storia di Federica è interessante e penso valga la pena di raccontartela, perché possa essere d’aiuto a casi simili al suo.

    Federica è uno di quei soggetti che migliorano al primo colpo, ma che ha bisogno di un supporto a medio-lungo termine per poter mantenere il suo stato di forma.

    E’ una persona curiosa ma allo stesso tempo diffidente. Le piace provare nuove esperienze ma allo stesso tempo ha paura di fallire.

    Storia

    Federica, 33 anni è un’atleta di ginnastica artistica e praticava abitualmente jogging su strada. E’venuta da me a causa di una frattura del legamento peroneo astragalico anteriore (il più importante stabilizzatore laterale della caviglia).

    Mi ha raccontato di essersi fratturata “in modo stupido”, come accade per la maggior parte degli infortuni, semplicemente salendo con il piede su uno scalino.

    E’ caduta e non è riuscita più a rialzarsi, così è andata in ospedale dove l’hanno ingessata per 40 giorni. Avrebbe dovuto ricostruire il legamento chirurgicamente ma non voleva saperne di andare sotto ai ferri.

    Tolto il gesso e finita la riabilitazione con il fisioterapista continuava ad avere dolore alla caviglia ma quello che la spaventava di più era il costante e improvviso cedimento dell’articolazione.

    Riusciva a camminare ma la caviglia si gonfiava spesso e riscontrava dolore anche senza praticare attività sportiva. Bastava camminare o stare in piedi per lungo tempo durante la giornata e la sera era costretta ad applicare il ghiaccio e tenere l’arto sollevato per far sparire l’edema.

    Così oltre al dispiacere di non poter più praticare i suoi due sport preferiti, in lei è insorta la paura di una nuova caduta che l’ha portata a rallentare l’andatura del passo e ad abbassare lo sguardo per maggiore sicurezza nel cammino.

    Test di Valutazione

    Ho proposto a Federica di valutare attraverso il sistema Delos Postural Proprioceptive System, leader nella valutazione e riprogrammazione del sistema propriocettivo, il livello di forza ed efficienza della sua caviglia.

    Attraverso il test statico e il test dinamico, in particolare ho valutato:

    • L’efficienza del suo sistema propriocettivo: fondamentale per la prevenzione di infortuni e cadute
    • La sua dipendenza visiva nel mantenimento della postura
    • La mobilità della sua caviglia che era notevolmente ridotta (una caviglia sana è in grado di andare sia in pronazione che in supinazione, mentre quella di Federica andava solo in pronazione)
    • La forza della sua caviglia che era molto ridotta anche come conseguenza di 40 giorni di gesso
    • L’intervento della strategia precauzionale, cioè quanto interviene il sistema di emergenza per evitare una caduta

    Risultato dei test

    Ecco i risultati dei primi due test di Federica

    Il test statico effettuato in appoggio monopodalico con l’arto sinistro e l’arto destro dimostra che per l’arto sinistro (quello fratturato) c’è una minor autonomia (SI =61,1%) e anche una minor forza.

    In soggetti sani e mediamente sportivi l’ampiezza del cono dovrebbe essere sotto ad 1°.

    Per l’arto destro di Federica i coni sono infatti vicino ad 1°, mentre per l’arto sinistro già ad occhi aperti il cono ha un’ampiezza di 2,1° e raddoppia ad occhi chiusi.

    Il pezzettone rosso del cono in alto a destra (arto sinistro ad occhi chiusi) indica l’intervento della strategia precauzionale. Se non avesse appoggiato le mani alla barra posta davanti a lei, Federica sarebbe caduta.

    Il test dinamico ha dimostrato una notevole insufficienza nella capacità di gestire le situazioni che richiedono movimento. E’ intervenuta più volte la strategia precauzionale per mantenere la posizione eretta e la caviglia è stata prevalentemente in pronazione (ovvero non è andata verso l’esterno) come compensazione al fatto che lateralmente il legamento è rotto.

    Il test mostra anche una rigidità dell’articolazione avendo pochi gradi di movimento (circa 4°) con entrambi gli arti.

    Nei soggetti con un buon controllo visuo-propriocettivo i coni sono stretti (sotto ad 1°), le parti in rosso spariscono perchè non c’è bisogno di ricorrere alla strategia precauzionale e si azzera la prevalenza in pronazione / supinazione per la capacità di gestire la caviglia in base alle necessità.

    Qui si possono vedere inoltre le strategie di controllo prevalenti per la miglior gestione dell’equilibrio e della stazione eretta.

    I risultati mostrano che la strategia maggiormente utilizzata è quella del sistema vestibolare, che interviene tardivamente per compensare in modo caotico situazioni di instabilità (es. camminare, salire le scale, correre ecc..).

    E’ presente la strategia precauzionale, perchè durante il test non è stato possibile mantenere la stazione eretta senza appoggio con il piede infortunato.

    Il controllo visuo-propriocettivo è presente al 25,3% per l’arto infortunato e al 51% con l’arto sano.

    Come abbiamo lavorato

    Alla luce dei risultati del test statico e dinamico abbiamo iniziato una sessione di allenamento di 12 sedute con Delos Postural Proprioceptive System per diminuire l’intervento della strategia precauzionale e migliorare il livello di forza, mobilità e potenziamento del sistema propriocettivo.
    L’ allenamento consiste nell’esecuzione di protocolli di lavoro, in appoggio monopodalico su una tavola basculante e traslante, con feedback visivo in tempo reale.

    Le prime 3 sedute sono state molto difficili per Federica, perché aveva qualche difficoltà a mantenere la posizione eretta e a gestire il movimento della caviglia.

    A volte dopo l’allenamento riferiva dolore a livello del polpaccio e stanchezza all’articolazione (cosa del tutto normale vista la debolezza della muscolatura).

    Il gonfiore alla caviglia però con grande stupore per Federica, già dopo la prima seduta non si è più ripresentato.

    Dopo 6 sedute Federica ha riferito di sentirsi molto più stabile e sicura nel cammino, tanto che al termine della 9 seduta con grande gioia mi ha detto che aveva ripreso a fare jogging su strada. Era partita con l’intenzione di fare solo un breve tratto, invece è riuscita a correre per 20 minuti.

    Al termine delle 12 sedute di allenamento pianificate Federica ha migliorato l’efficienza del sistema propriocettivo.

    I risultati mostrano che la strategia maggiormente utilizzata è quella del sistema visuo-propriocettivo, il più rapido ed efficace nella gestione dell’instabilità.

    E’ assente la strategia precauzionale.

    L’ intervento del sistema vestibolare si è ridotto con l’arto infortunato da 73,5% a 46% .

    Il controllo visuo-propriocettivo è migliorato passando dal 25% al 54% per l’arto infortunato e dal 51% all’84,6% per l’arto sano.

    Lieto fine? Quasi: so già che se Federica abbandonerà per troppo tempo il potenziamento muscolare e non manterrà ai massimi livelli il suo sistema propriocettivo, l’instabilità di caviglia tornerà a darle problemi con rischio di reinfortunio.

    Perchè?

    La strategia vincente per mantenere i progressi

    Per mantenere i progressi e migliorare ulteriormente, evitando di tornare nella fase critica Federica ha necessità di:

    • Mantenere alto il suo controllo propriocettivo (un approccio ottimale è con circa 5/6 sedute all’anno) che così non è ancora al massimo livello
    • Continuare a rinforzare la muscolatura con stimoli sempre maggiori

    Conclusioni

    Ti ho raccontato la storia di Federica per mostrarti come anche con una situazione di instabilità cronica e un legamento rotto non operato è possibile tornare a fare delle attività che si temevano ormai perse.
    Certo, con una ricostruzione chirurgica la stabilità della caviglia sarebbe maggiore, ma in ogni caso dopo un trauma o un’operazione il sistema propriocettivo va riprogrammato perché la muscolatura si indebolisce e cambiano le risposte agli stimoli per una diversa comunicazione tra corteccia cerebrale e periferia.

    Fortunatamente Federica ha risposto bene alla strategia proposta, pur avendo ancora necessità di uscire dalla fase a rischio di un reinfortunio. Per il momento va bene così: già essere tornata a correre ed aver acquisito più sicurezza nel cammino è un grande successo per lei.

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